domenica 10 ottobre 2010

Politica, amministrazione, cittadini.

Da qualche giorno sto riflettendo sulla sollecitazione di Lorenzo riguardo il ruolo della politica nei confronti delle esigenze dei cittadini ed ammetto che il tema, per quanto intrigante, mi sembra sempre più trascendere le mie possibilità. Ciò nonostante, proprio perché la proposta di Lorenzo era quella di avviare un dibattito sull’argomento, mi assumo umilmente il compito di “dare il là” alla discussione, affinché tutti i lettori del nostro blog possano inserirsi con i loro contributi, sicuramente più approfonditi delle mie schematiche, frammentarie e banali considerazioni.
Politica, amministrazione, cittadini: aspetti inscindibili, a mio avviso, e che mai devono essere considerati separatamente. Ogni persona è “politica” nel momento in cui riflette sulla comunità di cui fa parte, formula giudizi, valutazioni e pensa a possibili soluzioni per i problemi o le carenze che rileva. Inevitabilmente, queste riflessioni e proposte dipendono sempre dalla particolare prospettiva ideale e valoriale che la persona si è costituita, più o meno consapevolmente, attraverso le esperienze fatte, l’educazione ricevuta, l’ambiente in cui è inserita. Solo alcuni, poi, cercano di tradurre in atto i propri pensieri assumendosi in prima persona la responsabilità di amministrare o governare quella medesima comunità nella quale vivono.
Se può quindi esistere un’amministrazione non partitica, è impensabile un’attività amministrativa non politica, ma, soprattutto, sarebbe estremamente negativa. Il vanto di alcuni amministratori che si proclamano estranei alla politica (anche se è spesso caratterizzato da un’assoluta buona fede), dal mio punto di vista rischia di tradursi in un pragmatismo pericoloso, attraverso il quale si può giustificare tutto ed il contrario di tutto. Per indirizzare una comunità, per progettare degli interventi, per erogare dei servizi è innanzitutto necessario sapere dove si vuole arrivare e perché, è indispensabile quindi far precedere l’azione da un’attenta analisi delle condizioni vigenti e dalla definizione di obiettivi teorici, per i quali poi si individuano gli strumenti di attuazione pratica.
Chi sono i destinatari di tutto ciò? Naturalmente i cittadini, tutti i cittadini, nelle loro differenze, nelle loro aspirazioni, nelle loro individualità. Di fronte ai particolari interessi di ciascuno, chi amministra ha il difficile compito di individuare, far emergere e quanto più possibile condividere con i cittadini la linea che garantisce l’attuazione di un interesse collettivo generale che supera i possibili egoismi dei singoli.
Fin qui ci limitiamo però ad una analisi prettamente teorica; in pratica, come fare? Difficile da stabilire, anche perché oggi tutti gli organismi di governo, anche quelli più locali e con meno risorse, sono chiamati ad affrontare problemi di rilevanza globale, le cui origini e radici sono lontanissime dai nostri comuni, dalle nostre province, ecc. Crisi economica internazionale ed emigrazione di grandi masse sono due tra i fenomeni di maggior impatto, che tendono spesso ad essere affrontati con soluzioni dettate dal mero egoismo.
Proponiamo un esempio quotidiano: il numero di alloggi di edilizia residenziale pubblica è sempre inferiore alla domanda ed il numero di richieste da parte di cittadini stranieri supera quelle di italiani. Quale criterio adottare per la graduatoria? Reddito, componenti nucleo familiare, figli minorenni, anziani, disabili, nazionalità, tempo di presenza nel paese, occupazione? Magari tutti questi parametri (o quasi) dovranno entrare in gioco, ma quali privilegiare? Entrano qui in gioco i valori, le idee, gli obiettivi dei decisori, entra cioè in gioco la politica come visione complessiva dell’uomo e della società.
Sabrina

3 commenti:

  1. "Egoismo" e "Visione complessiva della società" sono a mio parere le parole chiave del problema "politica e diritti/esigenze dei cittadini", già citate da Sabrina.
    Oggi (come ieri e temo come domani) domina l'egoismo. Temo sia inevitabile trovare nella gente una preponderanza di individualismo e richiesta di risposta alle proprie esigenze, dalle più banali alle più complesse. Oltre al tema casa già citato ve ne propongo altri, attualissimi: "la mensa scolastica è al mio servizio, quindi posso decidere da un minuto all'altro di lasciare a casa mio figlio, senza pagare nulla"; "perchè fare due passi a piedi quando posso parcheggiare davanti alla scuola o davanti al bar del paese ... o in curva .... il posto c'è, chemmenefrega del divieto o della pista ciclabile"; "prima di tutto salviamo i nostri posti di lavoro, invece che dare gli aiuti alle aziende del sud..."... avete altri esempi ? Ripeto, non mi scandalizzo e nemmeno posso ipocritamente scagliare pietre (quante volte ho ragionato egoisticamente!). La novità di oggi è che la politica, invece di essere un baluardo educativo contro queste derive, cavalca e promuove i diritti assoluti dei singoli anche quando questi sono in contrasto con il bene comune. è una ricetta sicura per vincere le elezioni, e chi ci governa lo ha capito bene ! Massima stima quindi per chi vi si impegna a livello amministrativo ... chi lo vuole fare avendo come riferimento la "visione complessiva della socità" dovrà tribolare parecchio! Io ad esempio al momento non mi sentirei all'altezza di simile compito, per questo preferisco svolgere qualche piccolo servizio per la comunità sperando di promuovere "anticorpi" contro il virus dell'individualismo. Se intervengo spesso criticamente su questo blog è solo perchè al momento considero la visione politica di chi lo sostiene più "promettente" nella lotta al "virus" e mi arrabbio quando colgo negli atti e nelle parole di alcuni la tentazione a porsi sullo stesso squallido livello di chi pur di "farla pagare" è disposto a tutto, a chiudere le porte al dialogo, a non ammettere errori, a non condannare atteggiamenti faziosi e provocatori. Ammetto di essere spesso più "distruttivo" che "costruttivo" ... cercherò di migliorare, ma altri intanto potranno essere più positivi !

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  2. Ho la sensazione che molti "governanti", nazionali e locali, cavalchino anche le legittime paure delle persone (e in un periodo di crisi così forte, le paure sono davvero tante). L'Italia viene dipinta come un paese costantemente minacciato dal terrorismo internazionale, Sarmato come un comune sull'orlo della bancarotta (qualcuno addirittura ha messo in circolazione l'idea che ha corso il rischio di essere commissariato) e così si giustifica ogni provvedimento.
    Per quanto il mio "relativismo filosofico" di fondo mi porti a negare l'esistenza della verità assoluta, credo che se i "governanti" smettessero di mistificare i pochi fatti oggettivi che esistono, sarebbe possibile condurre una politica costruttiva e non solo distruttiva.
    Sabrina

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  3. Non sono un filosofo o altro. Sono uno che ama la concretezza. La crisi non è settoriale o di pochi, purtroppo, ma è di tanti. Se è così, si debbono fare delle scelte perchè la coperta è molto corta. Tirala dove vuoi alcuni rimangono scoperti. Allora si tratta, secondo me, capire chi rimane scoperto e a questi dare degli aiuti di qualsiasi tipo. Avere coraggio di fare scelte e di investire perchè i risultati ci saranno purtroppo non subito. Si tratta di fare una seria riflessione se lo sviluppo, fin qui avuto, sia di sarmato che più in generale sia ancora valido. Un esempio: si parla tanto di inquinamento veicolare sia di macchine che di camion, però, quando la FIAT minaccia licenziamenti o cassa integrazione tutti siamo d'accordo che lo stato conceda degli incentivi ecc. ecc.Può durare a lungo una economia di questa natura ?

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