giovedì 5 luglio 2012

LA GESTIONE DEI SERVIZI NEL DISTRETTO DI PONENTE


Dopo che per anni alcuni alti vertici politici italiani hanno negato l’esistenza della crisi, oggi tutti siamo sempre più consapevoli della sua esistenza, la viviamo, la sperimentiamo quotidianamente. Terminata quella mistificazione colpevole, però, un rischio incombe ancora sui cittadini, quello di attribuire ogni difficoltà ad una entità divenuta quasi astratta che è “la crisi” nata nella lontana America o, al massimo, alla politica finanziaria europea e ai tagli del governo, cioè a forze distanti, sovraordinate, inarrivabili (tutta colpa della globalizzazione, si dice).
Talvolta, invece, certe condizioni, se non certamente create, vengono aggravate da livelli gestionali molto vicini ai cittadini, sui quali ciascuno può esercitare un controllo diretto, livelli gestionali che sembrano utilizzare proprio “la crisi” come alibi per tutte le proprie disfunzioni. E’ prevedibile il ridimensionamento (definito, solitamente, razionalizzazione) dei servizi quando c’è “la crisi”, è purtroppo scontato che l’erogazione di interventi socio-assistenziali sia riservata ai casi più gravi, alle situazioni di maggiore difficoltà, nel momento in cui le risorse diminuiscono. Importante però è avere la garanzia che il sistema venga gestito al meglio, che le poche risorse siano adeguatamente valorizzate e che non si perda alcuna opportunità per garantire ai cittadini le risposte più efficaci ai loro bisogni.
Il Distretto socio-sanitario di Ponente della provincia di Piacenza, in preda ad una evidente deriva, sembra vivere una crisi più profonda della “crisi” stessa.
Il sistema su cui da almeno 15 anni si fondava la gestione associata dei servizi per i minori, mediante delega all’Azienda USL, è stato messo seriamente in discussione: si è individuato un criterio di ripartizione delle spese che ridimensiona l’approccio solidaristico alla definizione delle quote  e che incide negativamente sui comuni di piccole dimensioni, ma con un elevato numero di casi di minorenni in difficoltà. Addirittura, alcuni comuni particolarmente popolosi, convinti di beneficiare di un ulteriore risparmio, sono intenzionati a ritirare le deleghe e ad assumere la gestione diretta di tali servizi, aumentando le probabili difficoltà degli altri enti locali del  distretto.
Lo strumento di pianificazione per eccellenza nato nel 2008, l’Ufficio di Piano, dalla seconda metà del 2009, ha cominciato a sgretolarsi, il personale responsabile delle diverse aree ha rinunciato via via all’incarico e si è arrivati alla situazione attuale, insostenibile sul piano umano e professionale, in cui una sola persona è responsabile di tutte le aree (e, nonostante lo svuotamento di personale, i costi per la gestione dell’Ufficio medesimo sembrano rimasti gli stessi di quando ogni posizione era coperta). In più di due anni, le figure tecniche di riferimento per la programmazione, per l’attuazione e per il monitoraggio dei progetti socio-assistenziali dedicati a minori, adulti in difficoltà, disabili ed anziani non sono state sostituite. Stessa sorte è toccata al Servizio Assistenza Anziani; dal 1 gennaio 2012 il responsabile è a riposo e non si è ancora provveduto a sostituire il titolare in via definitiva.
Come prima disastrosa conseguenza di tutto ciò, nel 2011 il distretto di Ponente ha avuto un avanzo di circa 1.360.000 euro sul Fondo Regionale per la Non Autosufficienza, cioè, non è stato in grado di programmare interventi attraverso i quali destinare quella cifra a beneficio degli utenti del proprio territorio. L’avanzo è stato quindi ridistribuito anche agli altri distretti, in particolar modo Piacenza (che si erano mostrati più capaci di investire le loro quote) e, presumibilmente, la Regione terrà conto di tale evidente “non necessità” di denaro nel nostro Distretto (se non si spende, significa che non c’è il bisogno) e potrà ridurre i futuri trasferimenti.
Ma ancora più scandalosa appare la gestione dell’ASP Azalea, derivante dall’ unione tra le due preesistenti IPAB Albesani ed Andreoli, e di cui sono soci tutti i comuni del Distretto.  L’Azienda in questione, nata secondo normative regionali, doveva divenire il principale soggetto erogatore dei servizi socio-assistenziali della nostra area, ma, per traversie note attraverso la stampa almeno nelle linee essenziali, si è tradotta  invece in un meccanismo che genera dai 200 ai 250mila euro di disavanzo all’anno,  che ha difficoltà di liquidità e che rischia di lasciare i dipendenti senza stipendi.
In sintesi, nel Distretto di Ponente sembrano dominare la cieca logica campanilistica di chi, nei momenti di maggiori difficoltà generali, si ritira entro le proprie mura anziché fare squadra, l’incapacità di “governare” adeguatamente gli effetti locali di una crisi mondiale attraverso un impiego proficuo delle seppur poche risorse disponibili, l’incapacità di strutturare e gestire gli strumenti tecnici che devono fornire risposte concrete agli urgenti problemi dei cittadini.
Chi è responsabile di tutto ciò? Né la globalizzazione, né l’Europa, né Monti, ma molto più semplicemente quella parte di amministratori locali del Distretto di Ponente che mostrano di aver abdicato completamente al proprio ruolo, vanificando anche l’impegno degli altri. Negli ultimi 20 anni, quello che si chiamava Distretto Val Tidone-Val Luretta, costituito in un periodo in cui il territorio era massicciamente amministrato dal centro-sinistra,  aveva sperimentato soluzioni efficaci ed innovative per affrontare il bisogno sociale dei residenti, aveva adottato un modello veramente sistemico e collaborativo fra le varie amministrazioni, perché l’obiettivo comune era costruire, affrontare i problemi e risolverli. Anche tra il 2004 ed il 2009, quando la disomogeneità politica dell’area era diventata significativa, l’impegno congiunto verso gli obiettivi citati (impegno supportato ed integrato dall’Amministrazione provinciale allora in carica) aveva dato frutti decisamente positivi. La ritrovata omogeneità politica dell’ultimo periodo, sotto la bandiera del centro-destra, ha invece progressivamente ma rapidamente smantellato un consolidato sistema con molteplici punti di forza, anziché migliorarlo ulteriormente, e non ha partorito alcuna nuova progettualità.
L’evanescenza della pianificazione, l’incapacità di gestire ed investire risorse, l’assenza di figure professionali idonee derivano dall’inerzia di quegli amministratori  impegnati solamente a competere fra di loro, refrattari alla collaborazione, incapaci di guardare oltre i confini spazio-temporali dei loro comuni e dei loro mandati elettorali. E’ questo il quadro di un vuoto nell’agire politico, nel confronto, nella capacità di mediazione, che ha impedito ai vari comuni di trovare il consenso necessario per ricoprire i posti vacanti nell’Ufficio di Piano e nel SAA (competenza dell’Assemblea del Comitato di Distretto in cui siedono i rappresentanti di tutte le amministrazioni), per controllare l’operato del consiglio di amministrazione dell’ASP (perlopiù espressione del centro-destra) e, addirittura, per trovare una linea condivisa che consenta all’ASP di diventare ciò che per legge deve essere.
E la Provincia di Piacenza? Laissez faire, ha lasciato fare ed è stata a guardare o, forse, ha rivolto lo sguardo da un’altra parte.

1 commento:

  1. Anche se noto qualche allergia verso Uniti per Sarmato , in democrazia é naturale che ci siano opinioni diverse.
    Molto pericoloso se ci fosse un unica opinione per tutto e per tutti.
    Sui giornali ho letto interventi dell'amministrazione castellana e della minoranza, ovviamente diverse, sul dscorso tangenziale.
    Dato che lo sfogo di detta tangenziale è nel comune di Sarmato ,vi chiedo di spiegare lo stato attuale del progetto.
    grazie
    Alberto

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