Da qualche giorno sto riflettendo sulla sollecitazione di Lorenzo riguardo il ruolo della politica nei confronti delle esigenze dei cittadini ed ammetto che il tema, per quanto intrigante, mi sembra sempre più trascendere le mie possibilità. Ciò nonostante, proprio perché la proposta di Lorenzo era quella di avviare un dibattito sull’argomento, mi assumo umilmente il compito di “dare il là” alla discussione, affinché tutti i lettori del nostro blog possano inserirsi con i loro contributi, sicuramente più approfonditi delle mie schematiche, frammentarie e banali considerazioni.
Politica, amministrazione, cittadini: aspetti inscindibili, a mio avviso, e che mai devono essere considerati separatamente. Ogni persona è “politica” nel momento in cui riflette sulla comunità di cui fa parte, formula giudizi, valutazioni e pensa a possibili soluzioni per i problemi o le carenze che rileva. Inevitabilmente, queste riflessioni e proposte dipendono sempre dalla particolare prospettiva ideale e valoriale che la persona si è costituita, più o meno consapevolmente, attraverso le esperienze fatte, l’educazione ricevuta, l’ambiente in cui è inserita. Solo alcuni, poi, cercano di tradurre in atto i propri pensieri assumendosi in prima persona la responsabilità di amministrare o governare quella medesima comunità nella quale vivono.
Se può quindi esistere un’amministrazione non partitica, è impensabile un’attività amministrativa non politica, ma, soprattutto, sarebbe estremamente negativa. Il vanto di alcuni amministratori che si proclamano estranei alla politica (anche se è spesso caratterizzato da un’assoluta buona fede), dal mio punto di vista rischia di tradursi in un pragmatismo pericoloso, attraverso il quale si può giustificare tutto ed il contrario di tutto. Per indirizzare una comunità, per progettare degli interventi, per erogare dei servizi è innanzitutto necessario sapere dove si vuole arrivare e perché, è indispensabile quindi far precedere l’azione da un’attenta analisi delle condizioni vigenti e dalla definizione di obiettivi teorici, per i quali poi si individuano gli strumenti di attuazione pratica.
Chi sono i destinatari di tutto ciò? Naturalmente i cittadini, tutti i cittadini, nelle loro differenze, nelle loro aspirazioni, nelle loro individualità. Di fronte ai particolari interessi di ciascuno, chi amministra ha il difficile compito di individuare, far emergere e quanto più possibile condividere con i cittadini la linea che garantisce l’attuazione di un interesse collettivo generale che supera i possibili egoismi dei singoli.
Fin qui ci limitiamo però ad una analisi prettamente teorica; in pratica, come fare? Difficile da stabilire, anche perché oggi tutti gli organismi di governo, anche quelli più locali e con meno risorse, sono chiamati ad affrontare problemi di rilevanza globale, le cui origini e radici sono lontanissime dai nostri comuni, dalle nostre province, ecc. Crisi economica internazionale ed emigrazione di grandi masse sono due tra i fenomeni di maggior impatto, che tendono spesso ad essere affrontati con soluzioni dettate dal mero egoismo.
Proponiamo un esempio quotidiano: il numero di alloggi di edilizia residenziale pubblica è sempre inferiore alla domanda ed il numero di richieste da parte di cittadini stranieri supera quelle di italiani. Quale criterio adottare per la graduatoria? Reddito, componenti nucleo familiare, figli minorenni, anziani, disabili, nazionalità, tempo di presenza nel paese, occupazione? Magari tutti questi parametri (o quasi) dovranno entrare in gioco, ma quali privilegiare? Entrano qui in gioco i valori, le idee, gli obiettivi dei decisori, entra cioè in gioco la politica come visione complessiva dell’uomo e della società.
Sabrina
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domenica 10 ottobre 2010
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